Nap time: in ufficio come a casa

29.07.2021

La pandemia ci ha un po’ costretti a rivedere alcune nostre abitudini? Decisamente sì. E alcune di queste non sarebbe affatto male riuscire a reiterarle anche in ufficio, quando sarà il momento di tornarci. Non parliamo certo di girare per casa in pigiama, sgranocchiare snack random o farci lunghe passeggiate post-prandiali per digerire meglio. Piuttosto parliamo del nap time, cioè del buon vecchio “pisolino” pomeridiano e dei suoi benefici effetti sul nostro umore, creatività, elaborazione percettiva e sull’elaborazione della memoria. Senza scomodare Shakespeare, che nel Macbeth definisce il sonno «…bagno ristoratore del faticoso affanno», ma predendo piuttosto spunto da un articolo del Washington Post, scritto da Galadriel Watson, vediamo cosa ne pensano gli esperti.

Partiamo dal principio. Perché abbiamo voglia di farci un riposino dopo pranzo?

Ce lo spiega Sara Mednick, professoressa di scienze cognitive presso il Dipartimento di Psicologia dell’UCA e autrice del libro Take a Nap! Change Your Life.

Esistono due processi biologici che contribuiscono alla sonnolenza quotidiana. Il primo è il sistema circadiano, che spinge a rimanere svegli quando c’è luce e a dormire quando è buio. A metà giornata, l’ormone cortisolo inizia a diminuire e la temperatura corporea ad abbassarsi leggermente: la perdita di calore aiuta a prendere sonno e a rimanere addormentati. Il secondo è il sistema omeostatico, che rende più assonnati più a lungo si è stati svegli. Con il passare delle ore, quindi, la “pressione del sonno” aumenta progressivamente, causando un crescente bisogno di dormire. Questi due sistemi insieme, a mezzogiorno, creano «una sorta di tempesta perfetta che stanca le persone».

La necessità di un pisolino è «il riflesso del non aver dormito a sufficienza durante la notte e quindi del non aver soddisfatto il bisogno di sonno del corpo», afferma il dottor Lawrence Epstein – ex presidente dell’American Academy of Sleep Medicine e direttore clinico per la medicina del sonno al Brigham and Women’s Hospital di Boston. La perdita costante di sonno «impatta negativamente sulle nostre prestazioni, sulla  concentrazione e sull’umore», conclude Epstein.

Il nap time contribuisce a “riequilibrare” il bisogno di sonno. Ma ha altri effetti positivi?

Man mano che gli studi sull’argomento progrediscono, si scoprono sempre più benefici apportati dal napping. La dottoressa Mednick ha scoperto che i nap aiutano nella focalizzazione degli schemi; migliorano la risoluzione creativa dei problemi; risultano “energizzanti” per il cervello; aiutano a gestire meglio e più a lungo la frustrazione e l’impulsività; migliorano l’umore e la memoria. Inoltre, secondo la European Society of Cardiology, il pisolino contribuisce significativamente all’abbassamento della pressione sanguigna a tutto vantaggio di cuore e arterie.

Il “pisolino” ha quindi il benestare della scienza, ma dev’essere confinato esclusivamente all’interno delle mura di casa?

Una volta rientrati in un ambiente lavorativo extradomestico, molti temono di dover abbandonare questo antistress naturale. Ma sarebbe meglio di no, come ci dice la dottoressa Mednick nel suo libro, dove si auspica, inoltre, che le aziende permettano ai loro dipendenti di continuare ad avere un nap time rigenerante a lavoro come a casa, perché «Fare un pisolino non è quello che fanno le persone pigre, è quello che fanno le persone veramente attive, creative, autoregolamentate e coscienziose.»

Mendick continua, illustrando anche alcuni modi in cui questo può essere fatto senza interferire con il flusso lavorativo. Va da sé che il primo passaggio sia chiedere l’autorizzazione al proprio capo per evitare ovvie contestazioni, ma fatto questo basta mettersi comodi e, se necessario, usare una maschera per gli occhi e tappi per le orecchie. Essenziale è anche riuscire a mettere in stand-by le preoccupazioni. Come location si dovrebbe scegliere un posticino silenzioso, tranquillo e poco illuminato. In mancanza si può optare per la propria auto, una sala conferenze vuota o… «Si può anche scegliere il proprio ufficio» suggerisce la National Sleep Fundation.

Sì, perché per quanto questo possa suonare “fuori dagli schemi”, l’idea di potersi permettere un pisolino a lavoro sta prendendo sempre più piede all’interno delle grandi società come Nike, Google, British Airways e, perfino, la NASA. Un caso esemplare è costituito dal NATS, il National Air Traffic Services britannico, che ha un intero dipartimento dedicato a questo scopo, perché permettere ai propri dipendenti di potersi rigenerare con un sonnellino di mezz’ora è una soluzione che va a tutto vantaggio delle loro prestazioni a lavoro.

In sintesi, il prolungarsi della pandemia sta obbligando le persone e le aziende a una “ricalibrazione” delle dinamiche sociali e lavorative. Diverse “nuove” abitudini domestiche posso essere traghettate anche sul luogo di lavoro. E per alcune di esse, come il buon vecchio “pisolino dopo pranzo”, questo passaggio può risultare vantaggioso per il benessere delle persone e proficuo per le aziende.

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